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Ut fructum afferratis
Mons. Domenico Pompili
Sono le parole «Ut fructum afferatis» – quelle dell’addio di Gesù ai suoi discepoli alla vigilia della Passione – a comporre il motto scelto da mons. Domenico Pompili a corredo del suo stemma episcopale: «perché portiate frutto».
«Le tre parole del motto episcopale – spiega una nota illustrativa – si ispirano al capitolo 15 del Vangelo di Giovanni. In esso il legame tra la vite e i tralci descrive la profonda e vitale intimità del rapporto tra il Maestro e i suoi discepoli. Il denso testo giovanneo afferma: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto” (15, 16). La stringatezza che esige un motto, dando per acquisito l’andare, che oggi particolarmente segna la stagione ecclesiale di Papa Francesco, si concentra così sull’augurio che si apre al futuro: “affinché portiate frutto”. L’uso del singolare a proposito del frutto ne sottolinea con più forza la necessità; mentre il plurale del verbo lascia intendere la pluralità del popolo Dio, di cui il Vescovo è fatto pastore».
Questo motto risuona dunque come invito per tutti i discepoli di Gesù, perché ognuno svolga la propria parte per il bene comune. Chiamati al sacerdozio ministeriale, alla vita consacrata, alla vita coniugale, all’impegno nel mondo: a tutti è chiesto di rispondere con generosità al Signore, sostenuti dalla sua Parola che ci rasserena: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi».
Quanto all’araldica, don Domenico ha portato a compimento una intuizione precedente: «Un giovane del mio paese di origine mi ha fatto notare che la mia famiglia nel ‘700 aveva uno stemma. Ho cominciato a guardarlo con una certa curiosità e così ha ispirato un po’ la scelta».
Lo stemma presenta «un albero in florida fogliazione sormontato da tre stelle d’oro. Nella simbologia araldica, fin dal XII secolo, l’albero è da sempre simbolo di concordia e, quando viene rappresentato con i rami coperti di foglie e non secchi, è anche segno di vitalità. Nello specifico, il verde dell’albero richiama la terra reatina caratterizzata da una sequela di floride catene montuose dove scorrono innumerevoli sorgenti di acque potabili, di rara purezza».
Un significato anche per lo sfondo argenteo su cui campeggia l’albero: è «simbolo della trasparenza, della verità e della giustizia, doti indispensabili a sostegno dell’impegno pastorale del Vescovo».
Le tre stelle, «simbolo di luce e di orientamento», alludono alla «luce del mistero della Trinità», ma anche «a Maria, la madre di Dio e della Chiesa». Sono su uno «sfondo azzurro, colore simbolo del cielo e quindi dei desideri che fanno da contrappeso al radicamento alla terra di cui l’albero è immagine».
Nel suo insieme l’araldica evoca «la bellezza e la freschezza di un’area naturalistica che rappresenta il “cuore blu” di questo territorio, che incantò san Francesco tanto da farne la sua terra di adozione, “la valle santa”»
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